Le nuove norme sulla promozione e diffusione della lettura sono state definitivamente approvate il 5 febbraio scorso dal Senato, dopo un lungo iter parlamentare.
Molte le novità che possiamo riassumere così (qui il testo integrale): un piano nazionale d’azione per la promozione della lettura, patti locali per la lettura con Regioni, Comuni, istituzioni scolastiche e culturali e privati, 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per il finanziamento di poli di biblioteche scolastiche, 500mila euro alla Capitale italiana del libro, una carta della cultura del valore di 100 euro l’anno per le famiglie economicamente disagiate, un albo delle librerie di qualità, l’aumento del credito fiscale per le librerie fino a 3,25 milioni di spesa, la possibilità di donare libri a soggetti pubblici e privati a scopi solidaristici e, infine, una nuova politica degli sconti e delle promozioni con un tetto massimo del 5% sugli sconti (15% per i libri scolastici).
Il Centro Per il Libro e la Lettura (CEPELL) mantiene e rafforza i propri ambiti di gestione e indirizzo con una dotazione finanziaria annua di 4,3 milioni di euro.
La legge “vale” complessivamente 10,25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e 9,25 dal 2022.
La principale reazione negativa alla nuova legge viene dal presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori) Riccardo Franco Levi, nonché promotore della “legge Levi” che fino ad oggi aveva regolato la controversa politica degli sconti. «Imponendo la riduzione degli sconti sui prezzi di vendita – ha sottolineato il presidente dell’AIE – questa legge peserà sulle tasche delle famiglie e dei consumatori per 75 milioni di euro, mettendo a rischio 2mila posti di lavoro».
Via dei Serpenti ha raccolto i commenti di alcuni editori e librai indipendenti: Sandro Ferri (editore di e/o), Marco Guerra (libraio di Pagina 348), Alberto Ibba (editore di NN), Barbara Facchini e Alessandro Fratini (librai di Risvolti), Stefano Friani (editore di Racconti edizioni), Giorgia Sallusti (libraia di Bookish), Federico Cenci (editore di Cliquot). Isabella Ferretti (editrice di 66thand2nd).

Giorgia Sallusti
GIORGIA SALLUSTI, libreria Bookish
Io la ritengo una buona legge considerandola come un primo passo per tutta la filiera editoriale, anche se i risultati si vedranno sulla lunga distanza.
Non sono sicura che la persona che acquista online lo faccia solo per gli sconti – la comodità di ricevere tutto a casa in breve tempo è allettante – ma certamente lo sconto controllato aiuta le librerie al di fuori del circuito di catena. Una libreria indie, come Bookish, fa i conti con la distribuzione a cui deve lasciare circa il 73% del prezzo di copertina. Ecco perché con un margine del 27% non è competitiva con Amazon o simili.
Ma andiamo al punto fondamentale: perché aiutare le librerie indipendenti? Perché la libraia ha una professionalità di alto livello, con la quale, stavolta davvero, l’algoritmo di Amazon non può competere; sostenere questa professionalità significa anche lavorare affinché aumenti la qualità dei libri e la quantità di editori indipendenti in circolazione.
Ho seguito le polemiche sul disegno di legge, e molti lettori (dove per molti intendo quasi tutti) s’interrogavano sul perché si fosse deciso di penalizzarli così fortemente a favore di quella che viene invece percepita come la parte forte dell’equazione, solo perché è seduta dalla parte delle vendite. Ma quanto siamo disposti a pagare un libro? Perché un libro a tredici euro è troppo caro rispetto a un maglione da sessanta?
La legge, se accompagnata da progetti a sostegno della cultura libraria, aiuta a potenziare librerie e quindi editoria di qualità, e alla lunga ne gioveranno i fruitori. Non è lo sconto che crea il lettore forte (la cui definizione in Italia è una persona che legge circa dodici libri all’anno), ma la cultura sul libro che si costruisce dietro e intorno.
Non dovremmo dimenticare poi che l’abbattimento dei prezzi sulla produzione significa un peggioramento della qualità e soprattutto di contratti e retribuzione: parliamo di persone, non soltanto di libri. E qui arriviamo a una questione nodale della filiera del libro, non ancora toccata dagli interventi culturali: i costi di distribuzione che gravano con un peso schiacciante sia sulle librerie sia sugli editori.
Nelle disposizioni si legge che uno degli obiettivi è «diffondere l’abitudine alla lettura, come strumento per la crescita individuale e per lo sviluppo civile, sociale ed economico», e io ci aggiungo anche per il piacere dell’intrattenimento; la lettura amplia le parole a disposizione, e senza parole non c’è pensiero.
Mi auguro che sarà come diceva Tullio De Mauro, «salire in uno spazio dove parole, cifre, formule aleggiano leggere e sono quasi sempre, quasi tutte, a portata di intelligenze che hanno imparato a muoversi sempre più speditamente».